
Anno dedicato al corpo, il mio.
Gennaio. Ho iniziato ad ascoltare cosa mi chiedeva il primo punto più vicino al concetto di corpo: la sessualità, il collegamento che dalla terra ci riallaccia al tutto. Ero impaurita e confusa. Sperimentare la sessualità è sempre, come tutto, da iniziare da sè stessi. Non è semplice capire di cosa si ha bisogno, soprattutto in un ambito così pieno di tabù sociali e condizionamenti esterni. Ho guardato cosa c’era: chiusura e paura . Ho guardato la donna, il fiore che c’è in me. Era un fiore meraviglioso, ma spento, non ne apprezzavo la forma e i colori. Da lì ho conosciuto una donna. La prima esperienza femminile della mia vita. Un fiore come me, delicato e premuroso. Ho iniziato a capire cosa mi mancava sia nella mia sessualità che nelle relazioni precedenti: la delicatezza, il rosa.
Febbraio. Il corpo aveva bisogno un modo di sentirsi ad un altro livello. Ho iniziato un corso di Tai Chi Chuan per aiutarmi nel respiro e nella postura. Riconoscere i singoli movimenti e imparare a conservare e far circolare l’energia. Ho capito quanto sia importante dirigere l’energia con tutto il corpo e la differenza, apparentemente impercettibile, tra un mignolo alzato o abbassato. Tutto è Yin e Yang nello stesso tempo e in due tempi diversi. Maschile e femminile si compenetrano e si completano in un cerchio eterno.
Marzo. Ciò che era scontato non lo era più. Tutti gli impegni, il lavoro, la vita mondana, i viaggi, tutto si è appianato e ha lasciato spazio alla stasi. Una segregazione sociale obbligata e in prima istanza sofferta. Il mio corpo ha iniziato ad avvertire la mancanza del verde, della primavera, del sole e del vento tra i capelli. Avevo bisogno di aria. Quale momento migliore se non respirare quotidianamente attraverso la meditazione?
Aprile. È iniziata una fase di assestamento sia fisico che mentale. Il corpo si è rilassato e ha potuto godere delle comodità casalinghe. Sono entrata in una routine incentrata sul buon cibo e l’eliminare alcune sostanze che mi legavano ancora ad una vita passata. Non avvertivo più l’esigenza di uscire fuori, ma mi godevo il dentro, l’intimità e la comprensione.
Maggio. Primi nuovi passi. L’aria, il cielo, gli alberi era tutto nuovo. Più fresco, più azzurro, più verde e profumato. Il corpo che si risveglia e rinizia ad uscire, si stiracchia e si allunga verso una nuova realtà, con la curiosità di un bambino. Voglia di musica, di ballare, di cantare. Espressionismo artistico del corpo.
Giugno. Il lavoro non poteva attendere. Eccolo che riparte con la carica giusta. Avevo lasciato una situazione di stasi lavorativa e mi ritrovo piena di energia, con tanto da fare e tanta grinta. Il mio corpo mi sta dicendo che è pronto, questa volta più consapevole e meno stanco.
Luglio. L’estate, si sa, è gialla, a tratti rossa. Avverto quel vento caldo che porta la voglia di mare, montagna, sole e passeggiate. Il mio corpo si risveglia sessualmente e richiede cose diverse. La mente è stanca e si perde in domande, il cuore scalpita e vuole il posto che gli spetta nel trono del mio essere, il corpo vacilla. Il nervosismo si fa risentire e sfocia in rabbia. Il mondo si ripresenta e vuole risposte. L’azione è inevitabile, ma ancora immatura nella sua struttura.
Sono grata per quanto vissuto in questi mesi. Sono contenta, perchè ho fatto tanto, sono fiduciosa, perchè ho ancora tanto da fare. So che la presenza è tutto. Quando sto per perdermi mi ricordo di esserci e torno dentro. È un esercizio dell’anima e più divento esperta nel farlo, più rimango adesa a ciò che sono. La donna selvaggia è questo: presenza e semplicità.