Protezione

Mi ricordo quando ero bambina. Ci sono dei momenti che si sono scolpiti dentro di me, sensazioni che ancora provo, emozioni che non se ne vanno con l’età, solchi profondi. La mia vita ora è questo. Andare a leggere quelle incisioni. Con il dito seguirne il corso e vedere dove mi portano. Amare quei solchi, venerarli in qualche modo.

Quando ero bambina mi sono creata delle armature, come un vero soldato. C’era la corazza per proteggere il cuore, la cintura bella stretta per non rimanere scoperta alle gambe, gli anfibi per non prendere freddo ai piedi e rischiare di tagliarmi ad ogni passo. L’elmetto per evitare traumi alla testa, pensieri confusi che volevano in qualche modo mettersi in ordine al riparo da prevaricazioni non mie. 

Ho sempre aggiunto, per tanti anni, ho ricoperto il mio corpo fino a scomparire sovrastata da tutto quel carico, solo ed esclusivamente per proteggermi. 

Ora sono qui a dovermi togliere piano piano pezzi che non sono mai stati miei, ma che con il tempo in qualche modo si sono calcificati. Tolto il primo, alcuni pezzi se ne vanno da sé, senza troppi sforzi. Scopro un mondo di magia. Ma poi capisco che la vera difficoltà avviene dopo. Quel fianco rimane scoperto. E ricevo il bello e il brutto. Non ho più quel pezzo di metallo che mi proteggeva. Ho la carne, ho l’organo scoperto. 

Questo periodo mi sta insegnando anche quanto sia importante la protezione. Ma ora so. So che non è il tipo di protezione fatta di ferro e bulloni. È qualcosa di sottile, trasparente, semplice, salda, pulita. Una protezione che mi permette di guardarmi ancora dentro, di ritrovarmi quando voglio. Qualcosa che aderisce al mio corpo senza ferirlo, senza ricreare quella calcificazione immobilizzante. 

Buon lavoro a tutti/e!

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